Riqualificazione dell’Arsenale – Il quadro urbanistico

1) Venti anni di progetti sull’Arsenale

1.1) Il Piano Particolareggiato del 1974

Il primo piano che, nel dopoguerra, si occupa specificamente di quest’area è il Piano Particolareggiato della zona Arsenale/Castello Est del 1970-74, redatto da un gruppo di progettisti coordinati da Romano Chirivi.
Le scelte di base della proposta originaria di piano erano due: la trasformazione della linea di trasporto pubblico che percorre il Rio delle Galeazze (attraversando l’Arsenale) in un collegamento translagunare veloce con Murano e l’aeroporto di Tessera, a nord, e con San Marco, la Giudecca e il terminal di Fusina a sud, permettendo la connessione di Venezia al sistema metropolitano Padova/Treviso; la rivitalizzazione di questa parte di città attraverso l’apertura di parte dell’Arsenale per usi civili, localizzandovi una serie di attrezzature pubbliche di livello urbano ed extraurbano.
I nuovi servizi previsti all’interno dell’Arsenale (università, laboratori di ricerca, sale convegni e Palazzo dei congressi, teatri, ecc.) si dovevano insediare negli edifici prospicienti il Rio delle Galeazze, che si sarebbe così trasformato nella “matrice strutturale urbana di tutta la parte orientale della città”[[Romano Chirivi, L’Arsenale di Venezia. Storie e obiettivi di un piano, Marsilio Editori, 1976.]].

Per migliorare i collegamenti pedonali est-ovest erano previste la realizzazione di un ponte sullo stesso rio e il riutilizzo di una calle esistente, all’interno del complesso, lungo l’edificio delle Corderie (di cui si auspicava la trasformazione, in futuro, in sede espositiva per la Biennale). Per la viabilità acquea si prevedeva anche la riapertura, di un antico canale all’esterno delle mura nord dell’Arsenale, utilizzabile dal trasporto pubblico urbano.
La proposta di Piano, presentato nel 1970, fu oggetto di un acceso dibattito durante il quale vennero sollevate numerose critiche e osservazioni. Quando venne approvato, nel 1974, aveva subito profonde modifiche che ne avevano snaturato l’impianto originario: la principale, tra queste, fu l’abolizione di tutte le previsioni relative all’Arsenale per il quale venne confermata la situazione esistente fin dagli anni ’30 (uso riservato per la Marina Militare di quasi tutto il complesso e concessione d’uso ai cantieri navali CNOMV e dei capannoni a nord e delle nuove aree imbonite nell’800).

1.2) Le “Proposte per l’utilizzo dell’Arsenale di Venezia” del 1982

Nessuna proposta progettuale significativa viene formulata fino al 1982, anno in cui si verifica un importante cambiamento: la Marina Militare decide, di propria iniziativa, di restituire alla città gran parte del complesso.
Viene così istituita una commissione (composta da rappresentanti del Comune di Venezia e dei Ministeri della Difesa, dei Beni Culturali e delle Finanze) che nel corso dello stesso anno redige un rapporto relativo alle “Proposte per l’utilizzo dell’Arsenale di Venezia”.
Il documento della Commissione sancisce la possibilità di restringere la zona militare liberando ampi spazi dell’Arsenale per usi civili, rispetto ai quali presenta un insieme di proposte di destinazione d’uso legate alla funzione storica del complesso e al suo rapporto con la città e con la laguna.
Le attività previste, che dovranno essere connesse e integrate tra loro per garantire il rispetto del carattere unitario dell’antico complesso, possono essere riunite in quattro gruppi di funzioni: attività produttive (cantieristiche e rimessaggio barche), funzioni museali e di ricerca, funzioni amministrative e di rappresentanza della Marina Militare e attività sportive. Per ciascuna di esse viene anche fornita un’indicazione relativa alla localizzazione: ad attività produttive vengono destinate l’area di imbonimento otto-novecentesco a nord dell’Arsenale e le serie di capannoni posti lungo i lati nord e sud (quest’ultimi riservati alle imbarcazioni della Marina Militare) del bacino della Darsena Grande; per le funzioni di carattere culturale e l’attività di ricerca, vengono riservati gli edifici posti lungo il Rio della Tana nella fascia sud ed est del complesso (Corderie e Reparto Artiglieria); ad attività sportive vengono destinate l’Isola delle Vergini e il complesso delle Gaggiandre e del “Riporto Gaggiandre”; per la Marina Militare, infine, vengono riservate le rimanenti zone dell’Arsenale.

1.3) I progetti elaborati dallo IUAV

Negli anni immediatamente successivi l’Istituto Universitario di Architettura dì Venezia decide di avviare (in collaborazione con l’Università di Genova) una complessa ricerca interdisciplinare su questo problema.
La ricerca, coordinata da Valeriano Pastor, si suddivide in diversi settori (analisi, fisica e rilievi, tecnica e tecnologia delle costruzioni, problemi di restauro, progettazione, ecc.). Ciò che più interessa in questa sede e un’analisi dei lavori che si sono occupati più direttamente degli aspetti progettuali, avanzando anche delle ipotesi di utilizzo per l’Arsenale: quelli dei gruppi diretti da Romano Burelli e Luciano Semerani, da Romano Chirivi e da Vittorio Gregotti.

L’ipotesi da cui muove il progetto del gruppo diretto da R. Burelli e L. Semerani è che solo da una conoscenza approfondita delle “fabbriche” dell’Arsenale possano discendere delle scelte progettuali.
Nella prima parte del lavoro, pertanto, viene svolta un’approfondita analisi delle tecniche costruttive e degli schemi progettuali dei diversi tipi di edifici presenti nell’Arsenale. L’analisi porta all’individuazione dei prototipi architettonici di edifici seriali, di alcuni vincoli costruttivi che hanno condizionato la costruzione dell’Arsenale (in primis il muro di cinta) e delle regole progettuali di due edifici particolari (le Corderie e gli Squadratori) che, costruiti in posizioni strategiche, contribuiscono a definire due sistemi complessi di manufatti.
Le destinazioni d’uso previste vengono pertanto riunite in quattro gruppi: la produzione (intorno al bacino dell’Arsenale nuovissimo); la commercializzazione (bacino dell’Arsenale nuovo); le istituzioni dei sapere scientifico (bacino delle Galeazze) e le istituzioni della memoria (bacino dell’Arsenale Vecchio). Per ciascuno di questi settori d’attività vengono poi descritte le operazioni da compiere nelle varie aree e nei diversi manufatti.
Perno di tutto il progetto sono considerati gli interventi nei due edifici-chiave delle Corderie e degli Squadratori e nelle aree su cui essi insistono, interventi per i quali vengono indicate precise prescrizioni. Nell’insieme, le principali scelte progettuali sono le seguenti:

– la riapertura del canale lungo il lato esterno del muro nord dell’Arsenale;
– la costruzione di un nuovo edificio-pontile nel sito dell’ex-Isolotto, ripristinando l’originaria suddivisione in due bacini dell’attuale Darsena Grande e collegamento diretto est ovest;
– la sostituzione degli edifici della “Tanetta” (adiacenti alle Corderie) con nuovi padiglioni e la ricostruzione della nuova Borsa affari (riprendendo il tipo architettonico tradizionale a fondaco-bedesten) nell’area di testata alle Corderie;
– il restauro delle Corderie e la loro trasformazione in strada colonnata della Fiera;
– la riedificazione per anastilosi di quella parte dell’edificio degli Squadratori abbattuta nell’ottocento e la riprogettazione di parte degli scali adiacenti detti della Novissimetta;
– il trasferimento nel bacino delle Galeazze della fermata del trasporto pubblico via acqua e le nuove costruzioni in un’area attualmente non edificata lungo lo stesso bacino.

Il gruppo di lavoro diretto da R. Chirivi ha elaborato un metaprogetto per la realizzazione di un Centro Internazionale di Informazione e Diffusione d’Arte Contemporanea.
Il tema Arsenale viene inquadrato a scala territoriale riprendendo le proposte avanzate nel progetto originario del Piano Particolareggiato dei 1970: il complesso viene visto come il baricentro di un vasto sistema di collegamenti metropolitani che, attraverso dei terminal localizzati lungo la gronda lagunare e sul litorale, permettono la connessione di Venezia con il sistema Padova-Treviso-Mestre.
All’interno dell’Arsenale il Canale delle Galeazze diventa l’asse principale del progetto, trasformandosi in via d’acqua riservata alle linee metropolitane e ospitando, sul lato orientale, il nuovo Centro Internazionale d’Arte Contemporanea.

Viene riproposta anche la riapertura del canale lungo il muro nord dell’Arsenale e il dirottamento, in, quella sede, della linea di trasporto urbano che attualmente attraversa il Canale delle Galeazze.
Per il miglioramento dell’accessibilità pedonale e dei percorsi interni all’Arsenale vengono indicati una sene di interventi (nuovo ponte sul Canale delle Galeazze, riapertura di calli e fondamenta, ecc.), tra questi il più importante è la proposta (nuova rispetto al piano del ’70) di ripristino del percorso ex-Isolotto attraverso il bacino della Darsena Grande.
Al Centro di questo complesso sistema di percorsi e accessibilità si trovano l’edificio degli Squadratori gli adiacenti capannoni della Novissimetta che ospiteranno il futuro Centro Internazionale d’Arte Contemporanea, di cui vengono definiti i contenuti attraverso uno studio di fattibilità incentrato sull’analisi di esperienze internazionali e sullo studio delle nuove tecniche informatiche.

Le proposte del gruppo diretto da V. Gregotti sono il risultato di un articolato studio di fattibilità per il recupero dell’Arsenale Come sede di funzioni miste. L’ipotesi generale che ha guidato il lavoro è che l’Arsenale dovesse essere analizzato come una parte di città e non come manufatto a sé stante (o sommatoria di contenitori) e che le proposte di riuso dovessero essere preventivamente sottoposte ad una attenta verifica della fattibilità fisico-funzionale degli interventi proposti.
All’interno del complesso monumentale, in base agli studi di carattere morfologico sono state definite due possibilità di lettura diverse: la prima, riferita al rapporto con i bacini d’acqua, ha portato all’individuazione di quattro aree omogenee (il Canale delle Galeazze, comprendente l’Arsenale Vecchio; la Darsena Grande; l'”Arsenal di Terra”, comprendente le Corderie e il Reparto Artiglieria; l’area dell’isola delle Vergini e dei Bacini di Carenaggio a nord), la seconda, riferita al processo storico di formazione del complesso edilizio, ha portato all’individuazione di diciassette comparti omogenei
L’analisi tipologica ha permesso di identificare due tipi edilizi principali e le loro forme insediative: il tipo “in serie” a capannone, prevalente intorno ai bacini d’acqua, e il tipo “in linea”, prevalente nella parte dell’Arsenale di terra.
L’analisi della domanda è stata articolata in due indagini; una relativa alle carenze esistenti nella città nel campo delle attività culturali, di ricerca e di formazione, l’altra relativa allo studio di esempi internazionali negli stessi settori d’attività.
Dal punto di vista urbanistico l’ipotesi di fondo è che il ruolo dell’Arsenale sia quello di un “grande complesso di attrezzature alla scala della città (e oltre)”[[AA. VV, Progetto Arsenale. Studi e Ricerche per l’Arsenale di Venezia, a cura di Paola Gennaro e Giovanni Testi, Ed. Cluva Università, 1985.]] da mettere in relazione con i poli urbani di Rialto e di San Marco e che pertanto esso debba “ritornare ad essere elemento di saldatura tra il centro e la parte orientale di Venezia”[[Ibidem.]].
Quest’ipotesi viene integrata da una proposta di riorganizzazione del sistema delle accessibilità a livello urbano e lagunare che prevede la riapertura del canale a nord dell’Arsenale (per le linee di trasporto urbano) e reinserimento del complesso arsenalizio in un sistema di collegamenti veloci tra diversi terminal (Gronda lagunare, Venezia Ovest, litorali).
L’intervento principale relativo all’accessibilità pedonale prevede la creazione di un collegamento est-ovest interno all’Arsenale attraverso il ripristino del percorso ex-Isolotto e la costruzione di un ponte sul Rio delle Galeazze.
In merito alle nuove destinazioni d’uso vengono prefigurati degli scenari alternativi in base a diverse ipotesi di restringimento dell’area attualmente occupata dalla Marina Militare e in base alla scelta tra l’affidare alle funzioni museali o a quelle di ricerca un ruolo trainante rispetto al mix di funzioni previsto.
Oltre alla sede di rappresentanza della Marina Militare, le principali destinazioni d’uso indicate sono: cantieristica (prevalentemente nell’area a nord), strutture museali (Musei dell’Arsenale, di Arte Contemporanea, della Città, del Mare, sezione di cultura contemporanea della Biblioteca Nazionale Marciana, prevalentemente localizzati nell’area sud e lungo í bacini delle Galeazze e dell’Arsenale Vecchio), istituti di ricerca (capannoni della Novissimetta), scuole (Scuola Artigianale per Cantieristica o Restauro, Accademia di Belle Arti, Istituto Tecnico Nautico, localizzate lungo il lato est).
Viene prevista anche la realizzazione dì strutture ricettive da insediare in due ex-conventi adiacenti aIl’Arsenale e di un blocco di residenze speciali lungo il percorso dell’ex-Isolotto.

1.4) Il progetto elaborato per la XVII Triennale di Milano

Il lavoro di ricerca svolto dallo IUAV ha avuto un seguito nel progetto elaborato In occasione della XVII Triennale di Milano da un gruppo di architetti coordinati da Luciano Semerani[[AA. VV., L’Arsenale riordinato. Nuovi progetti per Venezia, Arsenale Editrice, 1987.]].
Il progetto, pur basandosi sul complesso delle ricerche effettuate dallo IUAV, riprende in particolare le conclusioni della ricerca diretta da R. Burelli e L. Semerani e ne sviluppa le principali tematiche progettuali.
Sul piano funzionale l’ipotesi di riuso è articolata in due fasi: in una prima fase l'”Arsenale riordinato” verrà utilizzato come sede per l’Esposizione Universale (prevista per la fine del secolo), in una seconda fase il complesso verrà adibito a sede permanente per attività di carattere prevalentemente culturale.
Le principali funzioni proposte sono di quattro tipi: Centro Congressi e foyer di terra e d’acqua (nell’area del Bacino delle Galeazze); strutture museali ed espositive e sede per le manifestazioni della Biennale (nei due sistemi degli Squadratori e delle Corderie, includendovi anche il Reparto Artiglieria, e nell’area di confine tra l’Arsenale Vecchio e l’Arsenale Nuovo); approdi per la nautica da diporto (intorno ai due bacini originari dell’Arsenale Nuovo e Nuovissimo).
Questi progetti si integrano con gli interventi relativi all’accessibilità e ai servizi: approdo dei trasporti pubblici via acqua e biglietterie sul lato occidentale dell’Arsenale Vecchio; nuovi accessi pedonali con l’apertura di una porta nel muro nord e la costruzione di un ponte tra l’Isola delle Vergini e S. Pietro di Castello; centro visitatori presso la Porta di Terra e spazi di servizio nell’Isola delle Vergini (per alloggi temporanei, sale conferenze e zona bazar).
Completano il progetto, infine, le proposte di riorganizzazione dei percorsi interni che prevedono la realizzazione di nuovi ponti, piazze, rampe mobili e la ricostruzione dell’Isolotto (ripristinando l’antica divisione in due bacini della Darsena-Grande) nella forma di una piazza-zattera.
Le modalità d’intervento prevedono, oltre al restauro, la ricostruzione di alcune parti demolite nell’ottocento (la principale è quella dell’ala nord degli Squadratori e degli scali della Novissimetta, un approfondimento della proposta originaria elaborata a conclusione della ricerca IUAV), la trasformazione di parte dei capannoni “interrati” in nuove Tettoie d’Acqua (lungo il lato sud della Darsena Grande), la sostituzione di edifici fortemente rimaneggiati nell’Ottocento (edifici della Tanetta e parte degli edifici lungo il lato orientale dell’Arsenale Vecchio) e la realizzazione di nuove costruzioni utilizzando, quasi sempre, in questo caso, la tipologia “a corte”.

1.5) Un primo bilancio dei progetti analizzati

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Al di là delle prevedibili differenze di linguaggio formale, alla scala architettonica, e della maggiore o minore cautela nel prevedere interventi di sostituzione edilizia o di nuova costruzione, da una lettura d’insieme dei progetti si possono ricavare alcuni elementi metodologici ed anche alcun scelte progettuali che, in diversa misura, li accomunano:
– il considerare l’Arsenale non come semplice “contenitore” da riutilizzare, ma come parte di città da recuperare e reintegrare, nella realtà urbana di Venezia in un contesto territoriale più ampio;
– la conseguente attenzione data ai temi dell’accessibilità e dei percorsi interni che portano ad alcune scelte progettuali comuni: rispetto alle vie d’acqua, la riapertura del canale lungo il muro nord dell’Arsenale (visto da tutti anche come occasione per il ripristino del confine d’acqua originario) e il rafforzamento del Canale delle galeazze come asse privilegiato per i collegamenti metropolitani; rispetto ai percorsi pedonali, l’aumento della “permeabilità” del recinto murario e la riorganizzazione dei percorsi interni imperniata sul miglioramento dei collegamenti est-ovest attraverso un ponte sul Canale delle Galeazze e il ripristino del percorso dell’ex-Isolotto (quest’ultimo intervento è finalizzato anche alla riproposizione dell’antica suddivisione in due bacini della Darsena Grande ed è spesso accompagnato da proposte di nuove costruzioni lungo il percorso);
– la volontà di salvaguardare il carattere unitario del complesso prevedendo destinazioni d’uso integrate tra loro e localizzate in base a un rigoroso criterio di coerenza con l’assetto tipo-morfologico dell’Arsenale;
– assenza (voluta) di interventi residenziali (vengono previste solo foresterie e resi¬denze speciali di carattere temporaneo per i futuri utenti) e le previsioni invece di un insieme di funzioni (prevalentemente di carattere culturale) a scala urbana e internazionale;
– la volontà di mantenere, nella zona della Porta di Terra e con dimensioni fortemente ridotte rispetto a quelle attuali un’area riservata alla Marina Militare, riconoscendo a questa presenza un valore simbolico di continuità storica con il passato.